Al Palazzo della Gran Guardia l’Ordine di Verona ha celebrato il passaggio di testimone tra generazioni dando il benvenuto a 83 giovani dottori neo-abilitati e consegnando i riconoscimenti a 32 medici “senior” che festeggiano il traguardo dei 50 anni dalla laurea. Riflettori puntati anche sulla povertà sanitaria con una tavola rotonda a cui hanno partecipato il presidente dell’Ordine Carlo Rugiu, il vescovo Domenico Pompili e la sociologa del CENSIS Ketty Vaccaro


«Siamo in una fase storica di passaggio fra due generazioni di medici, una “analogica” e una che lavorerà, invece, con l’intelligenza artificiale. Questa evoluzione non ci deve spaventare, ma spingerci, semmai, a imparare a utilizzare questo strumento consapevoli che diventerà fondamentale nelle mani dei medici. Se riusciremo a coniugare quello che la tecnologia ci offre con i bisogni dei pazienti, senza abdicare al nostro ruolo fondamentale nella relazione di cura, che rimarrà sempre uno dei cardini della nostra professione, assisteremo alla transizione verso la medicina del terzo millennio».
Con queste parole il presidente dell’Ordine dei Medici chirurghi e Odontoiatri di Verona, Carlo Rugiu, ha accolto nella famiglia ordinistica 83 medici e odontoiatri neo-abilitati che questa mattina, al Palazzo della Gran Guardia, hanno prestato il Giuramento di Ippocrate per entrare a pieno titolo nella professione.
Si è conclusa così, con la lettura della formula moderna, la Giornata del Medico e dell’Odontoiatra, il tradizionale appuntamento promosso dall’Ordine di Verona per celebrare il simbolico passaggio di testimone tra generazioni.
Ed è stata proprio una festa di famiglia, con le numerose autorità intervenute a titolo amicale e istituzionale. Tra queste: le assessore del Comune di Verona Elisa La Paglia (Salute) e Luisa Ceni (Politiche sociali), la consigliera comunale Annamaria Molino con delega al progetto Rete Città Sane OMS e l’onorevole Ugo Cappellacci, presidente della XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati.
All’incontro hanno preso parte anche il vescovo di Verona, monsignor Domenico Pompili, e la sociologa Ketty Vaccaro, responsabile dell’Area Welfare e Salute del CENSIS, intervenuti per condividere alcune riflessioni sul tema della povertà sanitaria e le sue ripercussioni sulla salute della popolazione. Infatti, nonostante la forte impronta universalistica del Servizio Sanitario Nazionale, questa condizione è in drammatico aumento in tutta Italia, dove una parte consistente delle cure resta a carico dei cittadini. Tanto che sempre più persone, si stima oltre 4,5 milioni, non hanno accesso alle terapie per ragioni economiche.
«Ringrazio gli ospiti per essere stati presenti e aver dimostrato così la loro vicinanza ai giovani che rappresentano il futuro del Servizio sanitario nazionale e ai “senior” che hanno contribuito a fare della Sanità veronese un’eccellenza», ha sottolineato il presidente OMCeO Rugiu, che ha fatto gli onori di casa con la presidente della Commissione Albo Odontoiatri, Elena Boscagin, la quale, nel suo intervento di saluto, ha sottolineato come l’Odontoiatria abbia abbracciato l'era digitale aprendo nuove prospettive per lo sviluppo del settore.
«Siamo in un momento storico dove la tecnologia sta trasformando il nostro lavoro in modi che nemmeno potevamo immaginare qualche anno fa», ha sottolineato. «L’intelligenza artificiale, la robotica, nuovi materiali e tecniche avanzate sono diventati parte della nostra quotidianità. Questo è incredibile, ma non dobbiamo dimenticare una cosa fondamentale: alla base di tutto ci sono sempre le persone. I nostri pazienti non sono numeri o casi clinici, sono individui con storie, paure, speranze. E la nostra responsabilità è prenderci cura di loro in modo completo, non solo dal punto di vista tecnico, ma anche umano».
Anche il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, ha voluto esprimere la propria vicinanza «a questo evento che rappresenta un momento speciale per celebrare il fondamentale contributo che voi, professionisti della salute, offrite ogni giorno alla nostra comunità», inviando un messaggio di ringraziamento ai medici senior «per aver contribuito a migliorare la qualità della vita di innumerevoli persone, incarnando i valori più alti della professione medica» e augurando ai neo-abilitati «di portare avanti con entusiasmo, determinazione, onore e responsabilità i valori dell'etica e della dedizione che caratterizzano la comunità medica veneta».
Quello del Giuramento non è stato l’unico momento emozionante della mattinata, durante la quale si è svolta anche la premiazione di 32 dottori e dottoresse che festeggiano quest’anno il traguardo dei 50 anni dalla laurea, a ciascuno dei quali è stata consegnata la medaglia ordinistica come riconoscimento per i tanti anni dedicati alla salute dei cittadini e al servizio della professione.
Una professione sotto attacco su diversi fronti, dalla carenza di risorse ai tagli al personale a cui si aggiunge la questione odiosa delle aggressioni fisiche, verbali e psicologiche, spesso a sfondo sessista, nei confronti degli operatori.
«Chiediamo azioni concrete che garantiscano sicurezza e protezione alla classe medica», ha evidenziato il presidente Rugiu nella sua relazione. «Ma ci aspettiamo in futuro anche un atteggiamento diverso da parte dell’utenza, con maggiore comprensione e collaborazione, perché non possiamo più accettare pretese eccessive e atteggiamenti di intolleranza rivolti soprattutto, ma non solo, di chi opera nei presidi più esposti al rischio, come i Pronto Soccorso o le Guardie Mediche».
E tra le numerose sfide con cui la professione è chiamata sempre di più a confrontarsi, c’è anche quella per la tutela della salute globale.
«Non a tutti è noto che le attività sanitarie contribuiscono alla produzione del 5% dei gas serra», ha spiegato Rugiu. «Le emissioni sono legate all’edilizia, ai trasporti, ma anche alle cure e alle prestazioni erogate in ambito sanitario. Per esempio, una risonanza magnetica produce in un anno la stessa quantità di Co2 di un’automobile che percorre 500 mila chilometri. L’appropriatezza delle prescrizioni», ha detto, «è un tema finora declinato soprattutto in chiave economica e con riferimento al problema annoso delle liste d’attesa, ma ha altrettanta importanza in chiave ambientale. Anche di questo dovremo tenere conto nella nostra pratica clinica, facendo particolare attenzione alle prestazioni ritenute inutili o che rischiano di essere un doppione».