L’Ordine dei Medici chirurghi e Odontoiatri di Verona ha festeggiato i 100 anni di un «suo» storico medico di famiglia, il dottor Luigi Alberini.
Il presidente Carlo Rugiu, con il vicepresidente Lucio Cordioli, ha voluto celebrare questo importante traguardo consegnando al dottor Alberini la medaglia dell’Ordine di Verona durante i festeggiamenti in occasione del suo compleanno, mercoledì 20 settembre.


Luigi Alberini, apprezzato medico di medicina generale, è nato il 20 settembre del 1923 a Curtatone, in provincia di Mantova, e fin da bambino ha coltivato il sogno di diventare medico. Si è laureato in Medicina e chirurgia all’università di Modena, per poi specializzarsi in Igiene a Pavia e in Medicina generale a Bologna. Ha poi scelto di percorrere la strada della Medicina generale, arrivando a Verona nel 1960 per prendere il timone di un ambulatorio in centro storico, a pochi passi dall’Arena. Da qui, per oltre trent’anni, ha assistito migliaia di pazienti.


Con la moglie Maria Teresa, scomparsa nel 2016, ha avuto cinque figli che a loro volta li hanno resi nonni di quattro nipoti. Il dottor Alberini è inoltre bisnonno di una nipotina, mentre un altro pronipote è in arrivo.


«Niente fumo, niente bibite colorate, appena qualche sorso di vino durante le grandi occasioni, una dieta semplice e la mente tenuta attiva con la lettura», è la ricetta che il dottor Alberini ha prescritto per sé come stile di vita e che nel giorno del suo centesimo compleanno consiglia a tutti. «Sono stato un medico senza vizi», ha raccontato, festeggiando con la sua famiglia il secolo di vita. Fra l’altro, per il dottor Alberini il traguardo dei 100 anni coincide anche con quello della pensione che ha raggiunto esattamente trent’anni fa, il 20 settembre del 1993.


Nel messaggio di auguri consegnato al neo centenario, il presidente Rugiu ha voluto sottolineare «La professionalità e la tenacia con cui per anni il dottor Alberini ha esercitato il proprio lavoro, diventando il primo riferimento per la salute dei suoi pazienti. La figura e l’esperienza del nostro collega sono un patrimonio di cultura per ciascuno di noi e una preziosa risorsa di umanità per chi si affaccia, oggi, alla professione medica».

 

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